Non basta la statua a cavallo del Presidente Andrew Jackson, accusato d'aver deportato i nativi americani dalle loro terre, né quelle dei visionari iniziatori della storia del colonialismo come Cristoforo Colombo. Non bastano i simboli, per esempio Winston Churchill, di certa politica europea, acuta, ma prepotente, né le immagini di intellettuali, come il nostro Indro Montanelli, che da ragazzi hanno assecondato odiose mode razziste. In questi giorni sembra essersi alzato di livello il dibattito internazionale sui simulacri, che celebrano un passato fatto di violenza di parte e sopraffazione. Dibattito che accompagna il loro abbattimento fisico, a volte solo tentato, a volte riuscito. Lo scrittore quarantenne americano Shaun King, famoso sostenitore in patria delle battaglie per i diritti civili, con questo messaggio su Twitter se la prende con l'immagine che nei secoli l'arte prima e il cinema poi hanno costruito di Gesù e della Madonna. Biondi, carnagione chiara, spesso occhi azzurri, emblemi, scrive non certo a torto, del suprematismo bianco, mentre nella realtà si trattava di palestinesi, capelli neri quindi, probabilmente ricci, carnagione scura. E allora? Allora sarebbe il momento di ridare a Cristo il suo vero volto, scrive King, che sul suo account Twitter, più di un milione di follower, sembra proporre una battaglia puramente culturale, ma che nella rabbia generale forse rischia di estendere quella furia iconoclasta che sta accompagnando l'ondata antirazzista che tocca il mondo intero. Agli inizi di giugno a Bristol, Inghilterra, i manifestanti hanno buttato nel fiume il bronzo che ritrae il ricco mercante di schiavi Edward Colston. Uno dei loro concittadini più famosi, lo street artist Banksy, propone di rimetterlo al suo posto, ma creando un nuovo monumento. Questo è il suo bozzetto, cappio al collo e quattro ragazzi che tirano per abbattere la statua. Come dire: il passato va capito, non cancellato. Anche a questo serve l'arte.