Giovanni Barreca, Massimo Carandente e Sabrina Fina sono presenti in aula nella terza udienza del processo per la strage di Altavilla. I quattro carabinieri intervenuti la notte tra il 10 e l'11 febbraio 2024, dopo la telefonata di Barreca al 112, ricostruiscono quanto accaduto, cosa l'uomo raccontò loro e cosa videro all'interno della casa in cui trovarono i corpi senza vita dei fratelli Emanuel, 5 anni, e Kevin, di 16. Fu lo stesso Barreca a condurli nella villetta in cui la famiglia viveva ripetendo quella notte ai carabinieri più volte la parola "demoni". Quei demoni che, disse, si erano impossessati di moglie e figli e che erano il motivo per cui aveva dovuto ucciderli. Aggiunse che dovevano cercare nel terreno vicino alla casa, perché era lì che aveva bruciato e seppellito il corpo mai ritrovato della moglie. Barreca aspettò in auto quella notte, mentre i carabinieri entravano, e al vice brigadiere Giuseppe Schimenti, che lo sorvegliava, diede i numeri di telefono dei due fanatici religiosi, Carandente e Fina, perché, disse, erano in possesso di informazioni su quanto accaduto. All'interno della casa una scena dell'orrore: il più piccolo Emanuel nella sua cameretta, Kevin in soggiorno, erano stati torturati ed erano morti nei tre giorni precedenti. Al centro del soggiorno la tavola apparecchiata per un solo commensale, un piatto vuoto, posate e un bicchiere di plastica con la scritta a penna "Gesù". Così prosegue il racconto dei militari: la figlia dei Barreca era l'unica viva, si era chiusa a chiave nella sua stanza, era lucida e non ebbe bisogno di cure, racconta il maresciallo Alessia Tredicino. La ragazza, processata a parte perché minore all'epoca dei fatti e con il rito abbreviato, è già stata condannata a 12 anni e 8 mesi per omicidio plurimo aggravato dalla crudeltà e dalle sevizie e occultamento di cadavere. .