Strage Capaci, la nuova antimafia di "Liberi di Scegliere"

22 mag 2024
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"In una intercettazione telefonica che riguardava un colloquio in carcere tra un boss della 'Ndrangheta e la figlia emergeva questo, la contentezza di questa ragazza di comunicare al padre che si era fidanzata. La risposta gelida del padre disse solo - ma è uno di noi? -". Di 'Ndrangheta non si parlava neanche nelle scuole. Di libertà invece ancora non si parla nelle famiglie mafiose. La libertà di scegliere di chi innamorarsi e di continuare a studiare, di sfuggire ad una mentalità che si tramanda da padre in figlio. Oppure no, perché grazie all'intuizione di un giudice minorile che ha iniziato a togliere la responsabilità genitoriale a padri boss, ora 150 minori di famiglie mafiose e 30 donne, le loro madri, sono liberi di scegliere. "Abbiamo assistito con orrore al coinvolgimento di adolescenti, ragazzi di 15-16 anni, nell'omicidio o nel tentativo di omicidio delle loro madri. Cosa avevano fatto queste donne per meritare una sorte così terribile? Avevano osato separarsi o ingaggiare delle relazioni extraconiugali quando i mariti erano in carcere o latitanti". "Anche un solo ragazzo, anche due. Non è la quantità, non è il numero, ma è l'opportunità che si offre a questi ragazzi. Loro sanno che se vogliono hanno un'alternativa e hanno una possibilità di cambiare vita". Una rete non solo del volontariato ma anche e soprattutto della magistratura. "La magistratura interviene soltanto in un momento in cui, ahinoi, si può reprimere. Tutto questo, la scuola e le istituzioni nel loro complesso, possono intervenire nella fase precedente, ed è quello l'unico momento in cui davvero dobbiamo lavorare perché è l'unico momento in cui possiamo ottenere veri risultati". "Adesso per i ragazzi Falcone e Borsellino è storia. Per noi è cronaca ma per loro è storia. Quello che chiedo loro è di conoscerli". Ad ascoltarli una platea di migliaia di studenti. Alcuni provengono da famiglie di 'Ndrangheta e mafia, altri vengono dalla comunità ministeriale dove stanno scontando una pena detentiva. La loro richiesta di aiuto è significativa: "Chi sbaglia, non è sbagliato". Davanti al cancello che ha visto tanta violenza, tanto orrore, l'aggressione a mia sorella Maria e l'epilogo data in pasto ai maiali, un velo di tristezza, un grigiore, un dolore incredibile, però quest'anno non c'era più quello, c'era la voce di Maria, un attrice che è ci ha regalato la sua voce per dire le cose che avrebbe detto Maria. E Maria, davanti quel cancello, continuava a dire e a ripetere "Io parlo", proprio il più grande motto di libertà di questa terra.

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