Voleva scappare dopo la strage di Fidene, Claudio Campiti. Nel suo zaino soldi e vestiti. Per questo gli è stata contestata anche la premeditazione. È entrato nel bar dove era in corso la riunione per l'approvazione del bilancio di fine anno del consorzio Valleverde, un comprensorio in provincia di Rieti, e ha fatto fuoco. Preciso, mirato, sapeva sparare e ha ucciso tre donne, ferito altre quattro persone. "Io ero seduto al centro, la fila, diciamo, di fronte". "Di fronte al tavolo, viso al tavolo". "Un po' più giù, più indietro. Ho sentito sbattere la porta e uno sparo, sembrava un petardo, dico chi è sto cretino che butta petardi e invece ho visto questo che sparava a ripetizione contro queste persone e poi ci siamo buttati addosso, però nel frattempo lui aveva ferito già un'altra persona, che per primo si era buttata. E siamo riusciti a bloccarlo, per fortuna". Era allenato Campiti, iscritto al poligono dal 2018 e anche la mattina della sparatoria era andato in quello di Tor di Quinto. Gli piaceva sparare ma gli avevano negato il porto d'armi. Ha preso la pistola ed è uscito dal poligono. La domanda è, come? Per questo grande osservato è il sistema di videosorveglianza, per capire come si sia potuto allontanare con una Glock senza essere visto. Una vita complicata, una separazione, un figlio perso troppo presto, ma al momento nessuna dichiarazione. A casa sua è stata ritrovata una fototrappola usata come telecamera di sorveglianza e un coltello da sub. La città e scossa, non si può morire così ripetono in molti, il prefetto sottolinea: Roma rimane una città sicura. "La città di Roma è stata colpito da questo gravissimo episodio, però questo gravissimo episodio di ieri non dimostra per nulla che c'è stato un fallimento del sistema di sicurezza della città. Roma è e resta una città sicura".























