15 anni fa, in una notte terribile, finirono molte vite e molte cambiarono per sempre. Era il 29 giugno del 2009, un sibilo, un boato, e il fuoco. La strage ferroviaria di Viareggio si portò via 32 persone. Lo svio di un treno merci provocò il danneggiamento di una cisterna contenente GPL. La fuoriuscita scatenò un'esplosione che colpì le case vicine, vicinissime alla ferrovia. "Una notte infinita per chi l'ha vissuta, un disastro enorme che rimane inaccettabile": così lo definisce, nel giorno dell'anniversario, il presidente Mattarella. La repubblica, dice, è vicina ai familiari che videro i loro cari inaspettatamente strappati alla vita e che nel dolore seppero avviare un percorso civile per accertare le responsabilità di quanto accaduto e per promuovere, ovunque, maggiore sicurezza nei trasporti. Una notte impossibile da dimenticare per chi è rimasto. Intere famiglie distrutte e dolori insopportabili, ustioni, processi, rabbia. I reati di lesioni gravi e gravissime, insieme al capo di imputazione per omicidio colposo, sono stati infatti dichiarati prescritti. È rimasta in piedi solo l'accusa di disastro ferroviario. Disposto l'annullamento con rinvio. In sostanza un processo d'appello ter davanti ai giudici di Firenze per alcuni imputati tra cui Mauro Moretti, ex AD di R.F.I. ed FS. Iter fatto tutto con le foto di chi non c'è più sempre ben impresse nelle memorie e ben esposte, perché una tragedia del genere non debba mai ripetersi, perché, come sottolinea il Capo dello Stato, la sicurezza nei trasporti, come quella sul lavoro, è un indicatore di civiltà.