I fratelli Pellini, imprenditori dei rifiuti di Acerra nel napoletano condannati nel 2017 in via definitiva per disastro ambientale aggravato. Una delle vicende emblematiche della Terra dei Fuochi potrebbero riavere indietro oltre 200 milioni di euro tra conti correnti e beni confiscati. Nei loro stabilimenti è stato stoccato un grande numero di tonnellate di rifiuti pericolosi e non, smaltiti in diverse zone o addirittura ceduti come fertilizzante agricolo. Questo, per esempio, è uno degli impianti confiscati dall'autorità giudiziaria. Beni per un valore di milioni e milioni di euro che potrebbero tornare nella loro disponibilità il 25 di marzo. I legali dei Pellini hanno presentato un ricorso in Cassazione per ottenere l'annullamento della confisca, in quanto la Corte d'Appello ha depositato il provvedimento in grave ritardo rispetto ai termini. Per questo, rappresentanti di diversi comitati ambientalisti stanno protestando da tempo. "Significa premiare chi ha avvelenato queste terre". "Lo Stato prenda questi soldi e si facciano bonifiche, messe in sicurezza". "La città con la peggiore incidenza di cancro di Italia è Acerra". "In questo caso a pagare sarebbero i cittadini del nostro paese. Quindi noi ci dobbiamo porre il problema di come risolvere questa questione". Qui siamo, invece davanti all'ATR, altra azienda dei rifiuti riconducibile all'impero dei Pellini. "I terreni che sono stati oggetti di sversamento di rifiuti non sono mai stati bonificati, quindi perdura ancora il disastro ambientale. Non è accettabile che si possa restituire i beni a coloro che hanno distrutto i nostri territori". Ora la parola passa alla Suprema Corte, che dovrà pronunciarsi sulla delicatissima questione.