Neppure un giorno di carcere, vuol vederci chiaro la Corte Europea dei diritti umani sul caso dei due manager tedeschi della ThyssenKrupp che, pur condannati in via definitiva, sono ancora in libertà. I giudici di Strasburgo, vogliono capire perché non sia stata rispettata la sentenza della Cassazione che nel febbraio del 2016 aveva confermato tutte le condanne per i dirigenti ritenuti colpevoli del drammatico rogo dell'acciaieria. Oltre nove anni erano stati inflitti a Harald Espenhahn e oltre sei a Gerald Priegnitz. Condannati in via definitiva, anche quattro dirigenti italiani, che subito si erano consegnati alle Autorità, per scontare la propria pena. I manager tedeschi no. Nonostante la richiesta di arresto dell'Italia e la Germania, i due sono sempre riusciti a sfuggire alle loro responsabilità. Di chi è la colpa? Strasburgo, accogliendo la richiesta presentata dai familiari delle vittime della Thyssen ha avviato un procedimento sia contro l'Italia che contro la Germania. siamo arrivati a questo punto per la debolezza del nostro Governo nei confronti della Germania, ha dichiarato Antonio Boccuzzi, sopravvissuto nel 2007 al rogo dello stabilimento ThyssenKrupp di Torino, dove morirono sette operai. Di queste mancanze, i giudici di Strasburgo chiedono oggi conto al Governo tedesco e a quello italiano. Il Governo tedesco dovrà chiarire perché non ha eseguito prontamente il mandato d'arresto europeo emesso dalla Procura della Corte d'Appello di Torino. La Corte dovrà valutare, inoltre, se le Autorità italiane e quelle tedesche abbiano cooperato rapidamente o se ci siano stati ritardi tali da non far mai arrivare ad una soluzione.