“Sto volando. Sto volando”. Sarebbero state queste le ultime parole urlate da Francesca Galazzo, la ventisettenne morta nel luna park di San Benedetto del Tronto. È quanto ha raccontato alla polizia l’amica che era con lei sullo Sling Shot, una gigantesca fionda meccanica costituita da una capsula centrale biposto legata ad una macchina a molla che la proietta in aria con una accelerazione maggiore di quella di una Ferrari. Un testimone ha riferito che quando la ruota è partita la giovane aveva già una gamba a penzoloni. Una delle ipotesi è che la donna, madre di un bimbo di due anni, presa da un attacco di panico, possa aver sganciato la cintura di sicurezza e il rollbar appoggiato al petto. Una probabilità esclusa a priori dai genitori che ora chiedono giustizia: “Non dite che è andata nel panico. Mia figlia non era proprio il tipo” ha detto la madre in lacrime. Gli amici che erano con lei hanno raccontato che Francesca già da due settimane aveva espresso il desiderio di salire su quella giostra estrema. La ventisettenne è rimasta aggrappata alla cabina finché ha potuto, poi è scivolata nel vuoto da un’altezza di 20 metri circa. Soccorsa, è morta poco dopo per i traumi riportati nella caduta. La Procura di Ascoli Piceno, che indaga per omicidio colposo a carico di ignoti, ha disposto una consulenza tecnica sul macchinario subito sequestrato. Sono diverse le figure al vaglio degli inquirenti, da chi ha progettato l’attrazione a chi l’ha costruita, da chi l’ha gestita a chi ha rilasciato le autorizzazioni. “La giostra era stata collaudata ai primi di giugno ed è tuttora a posto” ha detto la titolare. Intanto, i giostrai del parco giochi hanno annunciato di voler devolvere l’incasso di una delle prossime serate alla famiglia della giovane mamma di Porto d’Ascoli.