Un cuore espiantato e trapiantato senza aver mai smesso di battere. L'eccezionale intervento, il primo eseguito in Europa, ha consentito di salvare un paziente di 69 anni affetto da una cardiomiopatia post ischemica in fase terminale, la cui vita dipendeva da sistemi meccanici di assistenza cardiocircolatoria. Il trapianto cardiaco a cuore battente, portato a termine con successo nei giorni scorsi da un'equipe medica della cardiochirurgia dell'ospedale di Udine, è stato reso possibile dai nuovi e sofisticati dispositivi per la preservazione dell'organo durante il trasporto. "La cosa nuova è che questo ci permette di ridurre i tempi di ischemia e quindi del potenziale danno del miocardio del cuore, è un organo molto sensibile, e quindi potenzialmente abbiamo la possibilità di recuperare più organi, che noi definiamo adesso marginali, che, da un punto di vista tecnico, sono sicuramente più sensibili al danno ischemico". Fino a pochi giorni fa, il trapianto di cuore prevedeva l'arresto dell'organo attraverso soluzioni specifiche per poterlo trasportare e successivamente riavviare e impiantare nel torace del paziente. Nei casi più estremi l'organo rimaneva fermo anche quattro o cinque ore, con l'elevato rischio di non ripresa dal cuore stesso. Il trasporto con il nuovo sistema di preservazione a cuore battente, ha consentito di ridurre il rischio di ischemia, e quindi danno all'organo, a soli 35 minuti.