I numeri parlano chiaro. Il Covid ha portato, nel mondo, un rallentamento delle altre vaccinazioni. Nel 2021 si è registrato un -5% rispetto al 2019, riferisce l'OMS, con 80 milioni di bambini sotto l'anno di vita, a grave rischio. Una diminuzione marcata dei vaccini in 68 Paesi, che ha causato un aumento consistente di morbillo, difterite e polio. Per questo motivo, diventa particolarmente importante la "Settimana Mondiale dell'Immunizzazione", l'ultima di aprile. "C'è stato un rallentamento delle vaccinazioni a causa del Covid?" "Senz'altro. Un po' tutto il settore della prevenzione ne ha risentito, quindi anche i vaccini. E in questo senso si capisce che se si perde terreno, come successe per il morbillo nel 2015, una infezione facilmente trasmissibile può espandersi nuovamente." "Cos'è successo nel 2015 con il morbillo?" "La copertura vaccinale era scesa dal 95% a circa l'87%, e scoppia un'epidemia che riguardò giovani adulti, con molti casi gravi e anche qualche decesso." "Quali sono le vaccinazioni che sono venute maggiormente meno in questi ultimi 2 anni?" "Diciamo le vaccinazioni dell'infanzia in una certa misura. Inizialmente anche quella antinfluenzale e quella antipneumococcica, che a oggi però hanno ripreso con vigore." Se da un lato il Covid ha rallentato le altre immunizzazioni, ha però riportato l'attenzione, a livello globale, sull'importanza dei vaccini. Con la necessità di riguadagnare presto il terreno perduto, soprattutto in Italia. E il Professor Di Perri, ci spiega il perché: "Le vaccinazioni, in particolare quelle obbligatorie, ma anche alcune facoltative, sono importantissime. Siamo un Paese vecchio, il quinto Paese più vecchio del mondo, con un'età mediana di 47 anni e un'attesa di vita di 83. Vuol dire che gli ultimi anni, sono anni difficili, di vulnerabilità, che però, con un mosaico di iniziative, in particolare con le vaccinazioni, con tutta una serie di attenzioni, si può effettivamente evitare tutta una serie di episodi che ci fanno rischiare la vita.".