Per avere il polso della gravità della crisi economica causata della pandemia, ma anche per cercare di capire quando ne verremo fuori, si può vedere cosa accade alla nostra industria. La produzione nelle fabbriche italiane a luglio è salita del 7,4 per cento rispetto al mese precedente, ma c'è stato un crollo di 8 punti se andiamo a vedere quello che accadeva un anno prima. In pratica, siamo sulla strada del recupero dopo mesi di chiusura delle attività, dovuta all'emergenza sanitaria. Una strada lunga, però, tanto che il Ministro del Tesoro, Roberto Gualtieri, parla di un graduale ritorno alla normalità, non nascondendo un certo ottimismo. È probabile che l'aumento congiunturale del Pil nel terzo trimestre sarà a due cifre. La crisi è dura, ha ammesso Gualtieri, ma anche un'opportunità che ha il suo fulcro nei fondi europei e, in particolare, sui 209 miliardi del Recovery Fund. Soldi da spendere nel corso dei prossimi anni, che inizieremo ad avere in cassa dalla prossima primavera, ma di cui si discute perché entro metà ottobre bisogna presentare a Bruxelles un piano e poi, a gennaio, progetti specifici che dovranno essere approvati. Dai vari Ministri arrivano indicazioni su come impegnare le risorse, il capo dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, punta sulla rete unica fibra ottica per digitalizzare il Paese. L'idea, già avviata, è diffondere Tim e Open Fiber e portare l'infrastruttura sotto il controllo pubblico. Il Ministro all'Ambiente, Sergio Costa, chiede che il 37 per cento delle risorse siano usate per migliorare la qualità dell'aria, l'efficienza energetica e il risanamento di aree industriali, come quelle dell'ex Ilva e del Sulcis. Per quanto riguarda la salute, il Ministro della Sanità, Roberto Speranza, ha in mente una vera riforma perché – sostiene – l'esperienza della pandemia spinge a maggiori investimenti. Ogni euro speso in meno, nella tutela della nostra salute, ha creato un risparmio solo apparente negli anni che nel tempo si è trasformato invece in una maggiore spesa sanitaria.