Mirafiori e Pomigliano i due simboli dell'automobile italiana hanno un futuro, lo assicura Carlo Tavares numero 1 di Stellantis, il gruppo nato dal matrimonio tra Fiat Chrysler e Peugeot Citroën. E' lo stesso Tavares che due settimane fa indicava la storica fabbrica vicino a Torino e lo stabilimento napoletano come quelli più a rischio per i posti di lavoro a causa delle scelte del Governo di non sostenere con gli incentivi le auto elettriche. Il manager portoghese quindi usa adesso toni più concilianti con Roma che ai primi di febbraio ha dato il via libera a quasi 800 milioni di euro di sussidi per le quattro ruote. Col Governo siamo d'accordo a supportare la produzione nazionale a un milione di veicoli entro il 2030, ha ricordato Tavares, convinto che l'obiettivo si possa raggiungere anche prima e che per questo servono tutti gli stabilimenti ma mentre a Pomigliano, dove si producono modelli che vendono la situazione sembra serena, a Mirafiori dove continua la cassa integrazione, la 500 elettrica paga, aggiunge l'amministratore delegato, la mancanza di incentivi non solo in Italia ma anche in Germania. Per dare una spinta all'elettrico servono anche investimenti per la rete di ricarica e costi energetici più bassi, dice Tavares, convinto che lo scenario si complicherebbe se, come ventilato dal Ministro dell'Industria Adolfo Urso, un concorrente iniziasse a produrre nel nostro paese. All'orizzonte in ogni caso non c'è una fusione con Renault e quindi nessuno spostamento dell'asse verso la Francia. Intanto Stellantis archivia un 2023 col turbo, profitti in crescita dell'11% che riempiono il portafoglio degli azionisti e un premio di produzione ai dipendenti di poco più di 2.000 €.