Quanto vale Autostrade per l'Italia? E' questa la domanda intorno alla quale ruota l'operazione che porterà il timone della società che gestisce metà della rete viaria a pedaggio del Paese dalla famiglia Benetton allo Stato. Dare una risposta è cruciale perché dal prezzo si capirà quanti soldi dovrà mettere la holding pubblica Cassa Depositi e Prestiti e quali ricadute economiche ci saranno sugli attuali proprietari. La valutazione dipende in larga parte dall'accordo raggiunto col Governo dopo due anni di scontri, cioè dal crollo del ponte Morandi. Concorreranno a determinarlo, infatti, il risarcimento da 3,4 miliardi a carico di Autostrade, la riduzione delle tariffe e il piano di investimenti e manutenzione pluriennale. C'è poi da considerare l'effetto del taglio dell'indennizzo che il Governo avrebbe dato ad Autostrade in caso di revoca della concessione, un importo ridotto da 23 a 7 miliardi, che ha avuto un impatto sulla capacità della società di avere credito abbassandone di fatto il valore. La revoca è tramontata, ma questa circostanza contribuisce a creare incertezza e non migliora il quadro l'andamento di Borsa viste le forti oscillazioni registrate a Piazza Affari negli ultimi tempi da Atlantia, capogruppo di Autostrade. Ecco perché le stime più attendibili non fissano un numero ma parlano di un valore fra i 9 e i 12 miliardi, comprensivi anche del debito del gruppo che ammonta a 9 miliardi e mezzo. Sulla base di questo ragionamento si arriva a pensare che l'impegno di Cassa Depositi possa essere di 3-4 miliardi. Un'iniezione di denari da parte della società che gestisce il risparmio postale che servirà per avviare quella che in sostanza è una nazionalizzazione. Con una quota pubblica del 33% lo Stato diventerà l'azionista di riferimento dando inizio alla perdita di peso dei Benetton, la cui quota si annacquerà di più in inseguito alla vendita delle sue azioni a investitori come fondi e banche, e ancora quando la società sarà separata da Atlantia e collocata in Borsa.