Banche venete, cosa prevede il decreto ora al Senato

04 lug 2017
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Se l’operazione “Banche venete” andrà in porto, Banca Intesa potrebbe dar vita a un gruppo di oltre 6000 sportelli e 100.000 lavoratori. L’istituto di Torino ha infatti rilevato la parte sana di Veneto Banca e Popolare di Vicenza, le cosiddette good bank, alla cifra simbolica di 1 euro con un’operazione che consente così di tutelare 50 miliardi di risparmi. Per la parte con i crediti deteriorati, le bad bank, si spalancano invece le porte della liquidazione gestita dai commissari nominati dalla Banca d’Italia. Intesa però ha avvertito che se ci saranno dei problemi legati alla conversione in legge del decreto l’intera operazione salterà. Intesa Sanpaolo infatti non si accollerà i prestiti di difficile riscossione ma si farà carico, oltre a quelli normali, anche dei crediti ad alto rischio ricevendo in questo modo dallo Stato tramite questo decreto appunto oltre 5 miliardi che serviranno a coprire possibili problemi legati a questi crediti e a gestire gli esuberi che potrebbero essere 4000, compresi quelli della stessa Intesa, soldi che sia a Palazzo Chigi che al Ministero dell’Economia hanno detto che lo Stato cercherà e secondo Banca d’Italia avrà anche l’opportunità di recuperare. Oltre a questi 5 miliardi poi il governo è pronto a mettere altri soldi sotto forma di garanzie pubbliche. Nel peggiore dei casi, insomma, il conto finale per il salvataggio potrebbe arrivare fino a 17 miliardi: un esborso che ha ricevuto il via libera di Bruxelles che ha giudicato l’operazione compatibile con le regole sugli aiuti di Stato. E per clienti, azionisti e obbligazionisti? Per Veneto Banca e Popolare di Vicenza vengono applicate le regole del cosiddetto Burden sharing, meno pesanti del famigerato Bail-in. Ai correntisti non accadrà nulla. Sono tutelati al 100% anche quelli con depositi superiori ai 100.000 euro. Tutelati integralmente anche gli obbligazionisti senior che saranno rimborsati alla scadenza naturale dei loro titoli. A subire perdite saranno i detentori di obbligazioni subordinate, i bond più rischiosi. Tra questi ultimi però i piccoli risparmiatori saranno rimborsati dallo Stato fino all’80% e Intesa si è impegnata a metterci il resto. A subire perdite saranno gli azionisti e gli investitori istituzionali che detengono le subordinate. Entrambi potrebbero vedersi azzerare il capitale investito. Tutto questo però ricordiamolo solo se il decreto del governo verrà approvato così com’è perché altrimenti la telenovela delle banche venete potrebbe prevedere ancora altre puntate e del finale non è al momento dato sapere.

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