18.000 voli cancellati, 400.000 passeggeri lasciati a terra e una reputazione che traballa sempre di più: questi i numeri e le conseguenze dei nuovi tagli annunciati da Ryanair a partire dal prossimo novembre, fino a marzo 2018. La compagnia aerea low-cost fermerà venticinque aerei per tutta la stagione invernale e rinuncerà a coprire trentaquattro rotte, undici delle quali coinvolgono proprio l’Italia. Già nelle scorse settimane erano stati cancellati 2.100 voli, sconvolgendo i piani di oltre 300.000 passeggeri. La compagnia ha scelto di correre ai ripari offrendo ai danneggiati i rimborsi o nuovi voli da prenotare. Per Ryanair, del resto, non c’è altra scelta: mancano i piloti e gli aerei non possono decollare. E mentre il CEO della compagnia, Michael O’Leary continua a puntare il dito contro chi ha programmato le ferie dei comandanti, altri sono pronti a giurare che il problema sia ben più grave. I piloti Ryanair sono davvero troppo pochi. Dallo scorso gennaio, infatti, 700 di loro su un totale di 4.000 hanno deciso di cambiare compagnia, lasciando l’azienda in difficoltà. I nuovi tagli ai voli porteranno a una riduzione del traffico e dei passeggeri, frenando la crescita del vettore, che giurano dal quartier generale di Dublino in questo modo è sicuro di evitare ogni rischio di ulteriori cancellazioni. Ma non è questo l’unico fronte sul quale Ryanair ha preso una posizione netta. La low-cost ha, infatti, deciso di chiudere qui la partita per Alitalia, per la quale i commissari attendono un acquirente. “Non porteremo avanti l’interesse per la compagnia, non ci saranno ulteriori offerte”, sottolinea Ryanair, che punta a eliminare qualsiasi distrazione per i suoi dirigenti. Il futuro di Alitalia, dunque, non sarà irlandese.