Grazie alle tasse su benzina e gasolio. l'anno scorso. lo Stato ha incassato oltre 38 miliardi di euro. Una cifra che supera quella dell'ultima manovra economica e che rappresenta un notevole balzo, 7 miliardi in più, rispetto a quanto ricavato nel 2022. Il motivo per cui il gettito nel 2023 è cresciuto è da cercare soprattutto nella fine degli sconti applicati dal Governo Draghi, di fronte ai rincari alla pompa e in un contesto di generale rialzo del carovita per 9 mesi erano state tagliate le accise, di 30 centesimi al litro, con il risultato di perdere 9 miliardi di gettito. Le accise rappresentano la parte più rilevante delle tasse sui carburanti, 73 centesimi su un litro di benzina, a cui si aggiunge l'IVA col risultato che oltre la metà di quello che si sborsa per il pieno va all'erario. Un peso, quello del fisco, che in Italia risulta superiore alla media europea, così come quello dei carburanti alla pompa. Nel nostro Paese, si calcola, spendiamo il 5,5% in più. A incidere non ci sono solo i balzelli ma ovviamente anche la materia prima. Il prodotto derivato dalla raffinazione del petrolio è scresciuto nelle ultime settimane ma siamo lontani dai picchi raggiunti 2 anni fa, all'inizio della guerra in Ucraina, e i 2,5 euro al litro segnalati di recente rappresentano delle eccezioni. Da ricordare poi le ampie differenze tra il rifornimento self-service e il servito, si possono risparmiare anche 50 centesimi al litro cavandosela da soli. Un altro aspetto, infine, contribuisce ad alzare i prezzi: l'Italia ha il maggior numero di distributori d'Europa e più ce ne sono meno, ognuno di questi distribuisce carburante, con la conseguenza che i listini tendono ad alzarsi per garantire i guadagni ai gestori.