La pandemia del nuovo Coronavirus ha lasciato terra bruciata in Europa e causato il fermo di buona parte del sistema economico per permettere il distanziamento sociale. In Italia abbiamo accettato questa scelta per salvare più vite possibili. Non dappertutto però è successo lo stesso. Il caso pilota è quello della Svezia. Lì il Governo ha adottato scelte diverse e ristoranti, bar, palestre e altri luoghi di ritrovo sono rimasti aperti, così come diverse scuole. Risultato? La Svezia è uno dei Paesi con il più alto numero di morti in Europa. Finora il conto è di 572 decessi da Coronavirus ogni milione di svedesi, mentre i Paesi vicini come Danimarca, Finlandia, Norvegia, che hanno adottato strategie simile a quella italiana, ne contano meno di 110 e dunque a fronte di un lock down molto più leggero rispetto a quello italiano e degli altri Paesi scandinavi, com'è andata l'economia svedese? Ha subito un minore impatto dalla crisi? Sembra proprio di no. I dati sul Pil sono i più recenti e mostrano la Svezia il Paese più in difficoltà tra i nordici. Dopo un primo trimestre positivo ha subìto ad aprile, maggio e giugno un crollo dell' 8,6%, il suo peggior dato trimestrale dal 1980. Mentre la Finlandia ha registrato -3,2 e la Danimarca -7,4. La Commissione europea prevede che proprio rispetto alla Danimarca, la Svezia perderà di più nel 2020 e rimbalzerà meno nel 2021. Copenhagen però aveva applicato il lock down solo due giorni dopo quello italiano e molto più rigido rispetto a Stoccolma. Anche sul fronte della produzione industriale la Svezia va peggio degli altri. La sua industria ha perso quasi 10 punti percentuali a giugno rispetto a gennaio. Peggio di Danimarca e Finlandia, mentre la Norvegia addirittura ha già recuperato. Questo è lo stesso leitmotiv anche per i consumi, il mercato del lavoro e l'export. Nonostante le scelte più soft del Governo svedese, che sono probabilmente costate migliaia di morti, il Paese non si distingue dagli altri per lo slancio economico. benché sia stato lodato al fondo monetario internazionale per la risposta fiscale messa in campo, che ha superato il 15% del Pil. Insomma, per ora, la scelta di non imporre distanziamento sociale sembra costare vite e posti di lavoro allo stesso tempo. Vedremo se i prossimi mesi confermeranno queste impressioni.