Una gestione imprudente, quanto ambiziosa, seguita dalla consapevolezza di un imminente disastro. Il disastro è il crack del Credito Cooperativo Fiorentino e il giudizio è quello inserito nelle motivazioni di condanna a nove anni per il senatore di ALA Denis Verdini, ex Presidente dell’istituto. “Pena congrua – scrive il Collegio – ed adeguata al fatto concreto che non poteva prescindere dalle dimensioni della vicenda, dalla gravità enorme del fatto ricostruito, dalla patologia dei finanziamenti concessi, dall’indifferenza verso la vigilanza e dallo spregio delle regole”. La difesa di Verdini aveva puntato sulle responsabilità degli ispettori di Bankitalia e dei commissari arrivando in alcuni casi alla delegittimazione. Nelle 700 pagine il sostegno agli imprenditori Fusi, già condannato in via definitiva per corruzione, e Bartolomei. Nonostante la percezione della fortissima crisi del loro gruppo, una crisi di liquidità persistente al 2009 e all’operazione dei 150 milioni di euro, il maxi finanziamento che la BTP ricevette da un pool di banche tra cui MPS. Un’operazione assurda, si legge, tanto che quando le banche più importanti abbandonarono il gruppo pretendendo la sostituzione del management e degli organi di controllo, per CCF si aprirono – testuali parole – le porte dell’inferno.