Ci siamo quasi. Dal 1° dicembre può essere richiesto il REI, il reddito di inclusione, che sarà erogato dal 1° gennaio. È la prima misura strutturale, anche se ancora parziale, per contrastare la povertà. Può essere richiesta dai cittadini con reddito inferiore ai 6.000 euro l’anno e che abbiano un patrimonio immobiliare, esclusa la prima casa, sotto i 20.000 euro. Come funziona e quanti italiani potrà interessare il reddito di inclusione? L’ha illustrato il Ministro del welfare, Giuliano Poletti. In concreto si usa una carta prepagata in stile bancomat per un importo che dipende dal numero dei componenti e dal reddito. Può andare da 190 euro al mese per una persona che vive sola, a 490 euro al mese per una famiglia di cinque o più persone. Il beneficio dura 18 mesi e dopo una pausa di sei mesi può essere nuovamente richiesto. Da chi? Il bacino potenziale è di 500.000 nuclei familiari, ossia circa 1,8 milioni di persone, ma da luglio, quando verranno meno alcuni paletti iniziali, potrà raggiungere, stima Poletti, 2,5 milioni di italiani. Bacini potenziali perché dipende da quanti poveri saranno raggiunti, ha spiegato il Ministro, come a dire che il fenomeno sociale è così complesso che spesso i potenziali beneficiari vanno cercati e sostenuti, non si attivano di loro volontà, spesso perché anche poco informati. Quale impatto avrà sulle casse dello Stato? Restano i limiti imposti dalle risorse a disposizione, che arrivano a circa 2 miliardi l’anno per i prossimi anni, contro i 7 miliardi che sono stati stimati come necessari per raggiungere tutte le persone in difficoltà. Insomma, per ora non sarà disponibile per tutti quelli che ne avrebbero bisogno, considerato che l’Istat calcola in quasi 1,6 milioni il numero di famiglie in condizione di grave povertà. Il Presidente dell’INPS, Tito Boeri, ha parlato di svolta epocale, ma anche di un primo passo a cui, sottinteso, dovranno necessariamente seguire altri.