In Italia esiste già, ma non ha prodotto alcun effetto sulle casse dello stato perché mancava un decreto attuativo. Quest'anno è la volta buona. Dal 1° gennaio 2020 entrerà in vigore la web tax in forma molto simile a quella già attuata in Francia, dove non a caso l' hanno chiamata Gafa tax perché colpisce soprattutto i grandi della Silicon Valley: Google, Amazon, Facebook e Apple. La manovra, circoscrive in maniera molto precisa quali saranno i soggetti colpiti dalla nuova imposta. Società di servizi digitali, i cui introiti complessivi siano superiori ai 750 milioni di euro e i cui ricavi derivanti da prestazioni digitali non siano inferiori ai 5,5 milioni. Ne sono quindi escluse le piccole e medie imprese, solo per fare un esempio, tutti ricavi derivati dai classici siti web aziendali. La tassa sarà del 3% sui ricavi generati in Italia e dovrebbe portare già dal 2020 708 milioni di euro all'erario. Ma come in Francia potrebbe creare anche da noi problemi con gli Stati Uniti. All'inizio di dicembre sul sito web del rappresentante per il commercio degli Stati Uniti d'America, è apparso un documento ufficiale in cui si parla della possibilità di aprire un'inchiesta sulle digital tax di Italia, Austria e Turchia. Intanto la rappresaglia promessa in estate da Trump sui prodotti francesi, proprio a causa della Digital tax è arrivata. Prelievi fino al 100% sulle importazioni francesi per un controvalore di 2,4 miliardi di dollari. Tra i prodotti penalizzati ci sono champagne, formaggi, yogurt e articoli di cosmetica.