Gli aspetti oscuri sono ancora tanti, ma intanto i nuovi dazi a stelle e strisce sono scattati. E il Presidente americano Donald Trump ha festeggiato la loro entrata in vigore con un messaggio sul suo social network: "Miliardi di dollari stanno affluendo negli Stati Uniti". In realtà ci vorrà ancora qualche tempo, visto che le merci partite prima del 7 agosto non saranno colpite dalle tasse, alla dogana, decise da Washington verso decine di Paesi e che arrivano fino al 50%. Per l'Europa l'asticella è stata fissata al 15%, meno del 35% minacciato in precedenza, ma con una serie di incognite che lasciano nel limbo diversi settori. Non è chiaro quale sarà la tassazione sui farmaci, una voce fondamentale dell'export continentale e italiano. Bruxelles spera di strappare dazi molto bassi, finora i medicinali non li subivano, ma Trump ha rilanciato dicendo che potrebbero arrivare al 250%, promettendo ritorsioni anche nel caso in cui il Vecchio Continente non mantenga le promesse di ingenti investimenti in America. E non finisce qui. Le tariffe saliranno al 100% sui semiconduttori, ha annunciato il Capo della Casa Bianca, per un altro comparto sul quale non c'è concordanze di vedute con l'Europa. Vino, alcolici e altri prodotti dell'agroalimentare sono oggetto di trattative per possibili deroghe che permettano di evitare la tagliola del 15%. Situazione analoga per acciaio e alluminio, sottoposti al 50%. Incertezza anche per le auto, per ora tassata al 27,5%, con la speranza europea di un rientro sotto la tariffa base. Ma anche con questa quota standard di prelievo l'impatto stimato è alto. Per il nostro Paese Confindustria calcola una perdita di oltre 22 miliardi, a causa anche del deprezzamento del dollaro. I danni maggiori per chi vende di più oltreoceano: dai macchinari all'abbigliamento non si prevede nulla di buono per il Made in Italy.























