Accomunati nell'astensione all'Europarlamento sul voto per il nuovo patto di stabilità, maggioranza ed opposizione tornano a dividersi sul DEF a Montecitorio. Il documento di Economia e Finanza che indica i dati macro-economici su cui il Governo costruisce la legge di stabilità è ispirato alla prudenza. In aula il Ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti difende il quadro indicato nel documento e torna a puntare il dito contro il superbonus edilizio colpevole di aver fatto lievitare il debito pubblico. Il titolare del Ministero di via XX Settembre snocciola la sua ricetta per la crescita contro chi vorrebbe doparla con una sigla che richiama l'acido lisergico. "Certamente questo patto di stabilità e crescita non risponde esattamente ai criteri di coloro che pensano che la crescita dipenda dal modello LSD e cioè lassismo debito e sussidi. Io continuo a pensare che il modello della crescita sia quello che ha fatto grande questo Paese nel dopoguerra che passa attraverso sacrificio, investimento e lavoro". Per Giorgetti l'approvazione del patto di stabilità è frutto di un compromesso trai i 27 dell'Unione, è un passo in avanti rispetto alle regole che sarebbero andate in vigore a partire dall'anno prossimo, assicura, anche se le nuove regole europee non saranno indolori: un aggiustamento tra lo 0,5 % e lo 0,6 % del PIL l'anno, pari a circa 10-12 miliardi di euro. A questi soldi dovranno aggiungersi la conferma del taglio del cuneo fiscale già indicata come priorità che pesa per altri 10 miliardi e gli interventi sull'irpef. Per il PD il DEF, senza la parte programmatica, omette con una sorta di gioco di prestigio le lacrime e il sangue della prossima manovra. Meloni e Giorgetti vogliono nascondere le crescenti difficoltà: tirare a campare per superare le Europee. Intanto fonti di Palazzo Chigi bollano come totalmente prive di fondamento le indiscrezioni di stampa secondo le quali il Presidente Francese Macron avrebbe discusso con la premier Giorgia Meloni del futuro rinnovo dei vertici dell'Unione Europea con il nome di Mario Draghi tra i papabili. In commissione Affari Costituzionali il PD ha denunciato che la maggioranza è andata sotto in un voto sul DDL Autonomia ma il Presidente Pagano non sta riconoscendo l'esito.