Numerosi e ricchi di incognite i dossier economici nei quali è impegnato il Governo. La crisi innescata dal Covid li ha resi più urgenti. Riguardano settori cruciali, dove il peso dello Stato finirà per aumentare. Partiamo da Autostrade per l'Italia. Dopo due anni di scontri iniziati col crollo del Ponte Morandi, un accordo col Governo prevede l'uscita graduale della famiglia Benetton dalla società che gestisce metà della rete viaria e pedaggio e l'ingresso di Cassa Depositi e Prestiti, braccio finanziario pubblico. In pratica una nazionalizzazione. Si deve però superare uno scoglio, quello legato al valore dell'azienda non ancora definito e al quale guardano gli azionisti di minoranza della concessionaria. Fra le varie soluzioni, quella che vede Autostrade separata dalla capogruppo Atlantia, con l'ingresso di capitali pubblici e di altri investitori. Altro dossier caldo è quello di Alitalia. La crisi storica della leader si è aggravata con la pandemia. Lo stato, si calcola, ha speso oltre 10 miliardi in 40 anni per tenerla a galla e adesso è pronta a riprendere la compagnia con altri 3 miliardi. Il piano di rilancio non è ancora pronto. Da definire flotta, rotte, i servizi a terra e manutenzione, dai quali dipende il destino di oltre 11000 lavoratori. Bisogna fare i conti anche con Bruxelles che ha allentato le maglie sugli aiuti di Stato, per principio vietati, ma se non arriverà un partner privato, Roma dovrà dimostrare che i nuovi denari non andranno in fumo. Questione in bilico anche quella dell'ex Ilva. La multinazionale Arcelor Mittal l'ha in gestione, ma ha minacciato di lasciare l'Italia facendo tremare le gambe a oltre 10000 operai. Lo Stato tramite Invitalia è entrato nel gruppo con 470 milioni, ma non è al controllo. Arcelor Mittal potrebbe sfilarsi entro novembre pagando una penale di mezzo miliardo, arrivando così alla nazionalizzazione. Altro scenario possibile è una coabitazione pubblico-privato tutta da definire. Fra i principali dossier economici ce n'è uno, poi, dove il Governo vuole ridurre il suo peso. È il caso del Monte dei Paschi, la banca salvata nel 2017 e adesso pubblica al 68%. Per la privatizzazione si pensa a un'uscita dello Stato in uno o più fasi, con la vendita diretta o la fusione con altri istituti. Un'ipotesi, quest'ultima, che sarebbe preferita dal Tesoro.