Arriva lo stop dopo il no del Ministero dell'Economia, un'ulteriore proroga delle scadenze fiscali previste per lunedì 20 luglio, si alza il livello dello scontro che diventa anche scontro politico. Il periodo è complesso, le scadenze sono alle porte, nel periodo post covid i commercialisti italiani avevano chiesto il rinvio al 30 settembre, almeno per la dichiarazione dei redditi e per il pagamento IRAP. Proposta bocciata, e con la strada sbarrata un ipotesi di un ulteriore rinvio proprio dal Ministero dell'Economia arrivano le proteste. Prima numerose sigle sindacali hanno sottolineato "il Governo si espone ad una magra figura". Poi il passo ulteriore: l'ipotesi di una mossa ancora più drastica messa in evidenza dalla nota ufficiale, e cioè concrete azioni di protesta della categoria, tra le quali anche lo sciopero con il no del MEF interpretato come un muro di gomma eretto dall'esecutivo. Critiche aperte arrivate immediate anche dall'opposizione, soprattutto da Forza Italia con le parole di Sestino Giacomoni, vicepresidente della commissione finanza della Camera e membro del coordinamento di presidenza del partito azzurro, che ha chiamato misure estreme come la disobbedienza fiscale di fronte a quello che ha definito "un governo miope e insensibile alle difficoltà oggettive di chi deve fare tutti i giorni i conti con una crisi tremenda causata dalla pandemia da covid 19". Ma dal MEF si precisa che rinviare i versamenti al 30 settembre non consentirebbe di avere il quadro completo della situazione tributaria in vista della prossima manovra.