Da una parte un videogioco per adolescenti e dall'altra due tra le aziende private che valgono di più al mondo. Quella tra fortnite, un gioco di azione sviluppata dall'azienda americana Epic Games con 350 milioni di utenti, e il duo Apple e Google è una vera e propria guerra commerciale. Ricapitoliamo. Il 13 agosto sull'app mobile di Fortnite è stato offerto agli utenti l'opzione di pagare gli upgrade del gioco attraverso normali carte di credito o paypal, fino ad allora, infatti, l'unico canale per fare acquisti dentro l'app erano i metodi di pagamento affiliati a Apple e Google. Una situazione che però stava stretta ad Epic Games, perché richiedeva che il 30% di tutti gli importi fosse incassato proprio dai due colossi tecnologici, per la novità Fortnite è stata bannata in poche ore dagli store di applicazioni, Apple e Google, infatti, obbligano le app che ospitano i loro negozi digitali a utilizzare solo i loro metodi di pagamento. Lo fanno perché, a loro dire, in questo modo si garantisce sicurezza e qualità dei servizi offerti, ma le aziende concorrenti, che offrono servizi in competizione con Apple e Google, e lo fanno anche attraverso le loro stesse piattaforme, sono però preoccupate che possano essere applicati i trattamenti differenti. Proprio su questo, d'altronde, la Commissione europea nelle scorse settimane aveva aperto una nuova indagine sulle pratiche di Apple sul proprio negozio digitale di app. E Fortnite non è la sola a lamentarsi, anche Facebook e Microsoft, che si stanno lanciando nel settore del gaming in streaming, hanno criticato Apple. le piattaforme dei due colossi americani, infatti, pare che non saranno disponibili per chi ha in tasca un Iphone e lo stesso accade in settori in cui Apple offre un proprio servizio, come la musica in streaming. Spotify si è infatti rivolta ai regolatori Antitrust, per vendere a chi ha un iPhone dall'app un abbonamento mensile deve infatti versare il 30 % a Apple. La soluzione potrebbe trovarsi in un'aula di tribunale, Epic Games ha denunciato la pratica di Apple, mentre Spotify si è rivolta alla commissione europea.