Gualtieri: verrà attuata la Web tax

08 ott 2019
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“Per quanto riguarda la Web Tax, sì, noi faremo i decreti attuativi, come ho detto, sarà una misura che entrerà in vigore e, peraltro, puntiamo a farla confluire in una Web Tax internazionale, che sarebbe più efficace.” Il ministro dell'economia Roberto Gualtieri, parlando in Commissione parlamentare, ci dice due cose a proposito della tassazione delle aziende che operano su internet. La prima: la legge esistente, ma mai applicata, diventerà operativa perché saranno scritti i regolamenti che si aspettano da quasi due anni. La seconda è che l'Italia farà pressioni in Europa perché si trovi un accordo per norme comuni. La questione della tassazione di chi fa affari online è complessa. Contrariamente alle aziende tradizionali, è più difficile, infatti, stabilire dove siano realizzati i guadagni di una società che ha sede, per esempio, in America, ma vende qualcosa in Italia. La stessa società, inoltre, potrebbe, come capita spesso, spostare parte dei profitti in un altro Paese dove le imposte sono più basse e per questo è necessario che le regole valgano a livello internazionale. Finora molti giganti multimiliardari hanno utilizzato meccanismi di questo tipo, aggirando le leggi locali e dichiarando cifre bassissime. Il fisco italiano nel corso degli anni ha acceso un faro su queste operazioni, con il risultato che alcuni dei maggiori colossi, come Apple, Google, Amazon e Facebook, hanno pagato parecchi milioni per chiudere la partita. Bruxelles con la nuova Presidente Ursula von Der Layen vuole trovare una soluzione entro l'anno prossimo. Nell'attesa, Gualtieri promette di attuare la nostra Web Tax che si stima dovrebbe portare nelle casse dello Stato 600 milioni l'anno. Ecco cosa prevede: una tassa del 3% sui ricavi realizzati da aziende che hanno un fatturato globale non inferiore a 750 milioni di euro l'anno, dei quali almeno 5,5 realizzati in Italia. Il prelievo fiscale non riguarda, quindi, i guadagni, come avviene per le società tradizionali, ma anche i lavoratori, bensì i ricavi generati dalla vendita di pubblicità online e altri servizi offerti tramite piattaforme social e motori di ricerca. L'ambito preciso di applicazione va stabilito con i decreti, che, come detto, finora non sono stati scritti.

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