Guerra in Ucraina, tra dipendenza gas e ritorno del carbone

02 mar 2022
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Il nostro Paese si stava preparando a salutarlo entro il 2025, secondo il Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima, ma il vecchio carbone, causa guerra in Ucraina, potrebbe tornare, seppur in emergenza, a nuova vita. L'utilizzo del metano, importato in gran parte dalla Russia, per la produzione di energia elettrica verrebbe ridotto per aumentare gli stoccaggi, massimizzando invece la capacità delle centrali che utilizzano il combustibile solido. Quelle ancora attive sono sei. Vanno dalle due della Sardegna, di Fiume Santo e Portoscuso, che però servono al fabbisogno dell'isola a quella di Fusina, vicino a Venezia e di Monfalcone, spenta nel 2020 ma riattivata per qualche tempo lo scorso dicembre, fino ad arrivare alle più grandi di Brindisi e Torre Valdaliga Nord, nei pressi di Civitavecchia, per un totale complessivo di circa 7.000 Megawatt di capacità produttiva installata. Alla lista andrebbe teoricamente aggiunta anche la centrale di La Spezia, già a riposo da due mesi, ma per riaccenderla servirebbe l'autorizzazione integrata ambientale da parte del Ministero della Transizione Ecologica. Per tornare a far marciare gli impianti al massimo della potenza basterebbero pochi giorni. Un intervento rapido rispetto ai tempi di altre soluzioni ma pur sempre dalla portata limitata. Nel 2021, secondo Nomisma Energia, con il carbone si è coperto appena il 5% del fabbisogno di elettricità italiano, mentre tra i Paesi avanzati con il 27% la Germania è quello che ha ancora la maggior percentuale di carbone nel suo mix elettrico. Se da noi si raddoppiasse la quota di partenza si arriverebbe allora a garantire, con il carbone, attorno al 10% dell'energia elettrica, rispetto però al 55-60% della domanda che viene soddisfatta con il gas. Ma attenzione, è proprio dalla Russia che l'Italia importa la maggior parte del carbone. In questo caso però, senza i vincoli fisici rappresentati dai tubi dei gasdotti, è più facile diversificare e far arrivare molte più navi da Stati Uniti, Colombia o Sudafrica.

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