Segnali di ripresa del commercio a maggio, ma l'emergenza Covid rischia comunque di lasciare un segno pesante sulla nostra economia. È quanto emerge dai dati diffusi dall'Istat. Le vendite al dettaglio, dopo 2 mesi di forte calo, a maggio, con le prime parziali riaperture della fase 2, balzano di oltre il 24% rispetto ad aprile, anche se restano in calo del 10,5% se si fa il confronto con un anno fa. A incidere sulla crescita soprattutto le vendite di prodotti non alimentari. I dati raccontano meglio di ogni altra cosa l'Italia del lockdown. A crescere, infatti, sono soprattutto le vendite di: computer, telefonia e altre dotazioni tecnologiche utili per due delle attività che hanno segnato la fase 1: lo smart working e la didattica a distanza. Aumentano anche le vendite di utensileria e ferramenta, come se gli italiani costretti in casa ne avessero approfittato per fare piccoli o grandi lavori di manutenzione domestica. Con quasi tutti i negozi chiusi, fa poi registrare un vero e proprio boom il commercio elettronico. Prosegue invece il crollo di altri generi come l'abbigliamento, con le vendite di: vestiti, scarpe e borse giù di quasi il 40%. Tra gli altri dati diffusi dall'Istituto di Statistica emerge il calo dei redditi, attenuato però dagli aiuti del Governo. Scendono, infatti, ma meno del Pil. Un progressivo peggioramento dell'occupazione, ma anche una ripresa dell'export e un aumento della fiducia dei consumatori. Più preoccupante il futuro delle imprese a cui l'Istat dedica un focus specifico. Su molte di loro il Covid rischia di lasciare un segno davvero pesante. L'impatto della crisi - scrive l'Istat - è stato d'intensità e rapidità straordinaria, quasi il 40% delle imprese italiane, per un totale di oltre 3 milioni e mezzo di addetti, potrebbe non riuscire a sopravvivere e sono soprattutto le più piccole a rischiare. Le aziende più colpite sono quelle legate al turismo, ma anche agli spostamenti di lavoro, praticamente azzerati dall'emergenza. Sei alberghi e ristoranti su 10 rischiano di chiudere entro l'anno. In gioco ci sono circa 800 mila posti di lavoro.