Con i soldi che hanno in tasca, gli italiani possono comprare più cose di prima. È, cioè, aumentato il potere d’acquisto delle famiglie. A dirlo è l’ISTAT, che spiega come nel secondo trimestre sia cresciuto come non accadeva da nove anni, grazie non solo a un miglioramento dei redditi, ma anche al fatto che i prezzi sono rimasti fermi. Il mancato incremento del costo dei beni contribuisce a renderci un po’ più ricchi, ma i consumi, nonostante qualche segnale di vivacità, restano deboli. Anche questa è una conseguenza dell’inflazione a zero. Pensando che i prezzi possano continuare a scendere, si rimandano gli acquisti, con la conseguenza che aumenta il risparmio. Insomma, l’ISTAT sembra confermare che gli italiani siano un popolo di formiche. A risparmiare, fra aprile e giugno, è anche lo Stato. In questo periodo, la spesa pubblica è scesa, contribuendo a migliorare i conti pubblici. Il deficit, infatti, è calato al livello più basso dal 2007, attestandosi allo 0,2 per cento, oltre mezzo punto in meno rispetto allo stesso periodo del 2015. Se consideriamo assieme i primi due trimestri dell’anno in corso, il disavanzo si è fermato al 2,3 per cento, praticamente lo stesso livello stimato dal Governo per l’intero 2016. Tornando all’indicazione dell’ufficio di statistica, scopriamo anche che è sceso il peso delle tasse in rapporto al PIL: 0,4 per cento in meno su anno. La pressione fiscale, cioè la somma di tutti i balzelli che paghiamo, rimane, però, alta: al 42,3 per cento.