È in Sicilia che si trova la chiave di tutto, anche del disagio giovanile. Ma questo il poeta tedesco Goethe, nel suo splendido Viaggio in Italia, non lo aveva scritto. È da qui che parte la grande fuga dei laureati del Mezzogiorno ed è sempre in Sicilia che c’è il tasso più alto di giovani italiani che non studiano né lavorano. I numeri diffusi dall’Istat sono impietosi. A Palermo, Capitale della cultura 2018, oltre quattro ragazzi su dieci, di età compresa tra 15 e 29 anni, non cercano un lavoro, non si formano e non vogliono specializzarsi. Catania e Messina completano questo triste podio dove, per poco, non riescono a salire Napoli e Reggio Calabria. Vita difficile anche per coloro che hanno studiato. Nel 2016 il sud ha registrato una perdita netta di 23 giovani laureati ogni mille, con Enna, Agrigento e Caltanissetta a fare da capofila. In 15 anni sono stati 200.000 i giovani formati che hanno portato le loro competenze fuori dal Mezzogiorno; una fuga che si traduce in 30 miliardi di investimento perduto e che allarga il divario tra nord e sud. Che le due aree siano sempre più distanti è emerso anche durante l’ultima puntata di Hasthag24. I commenti giunti in redazione attraverso i social network hanno aiutato a descrivere una realtà confermata dai numeri. C’è chi come Enzo ha puntato il dito contro i politici e chi come Gianluca si è detto dispiaciuto che il Meridione non riesca a cambiare passo. Mentre un ingegnere siciliano si è interrogato su quale modello di sviluppo sia più opportuno utilizzare per rilanciare il sud, su Twitter Beatrice ha acceso il faro sulla criminalità organizzata, mostro invisibile che cancella sogni e speranze dei giovani meridionali. Le differenze sono nette anche negli stipendi. A Milano il reddito da lavoro dipendente è due volte e mezzo quello degli abitanti di Vibo Valentia, mentre per le pensioni la differenza più marcata è tra Roma e Crotone.