Chi è più veloce a montare una sedie Ikea, l’uomo o un robot? Gli ingegneri dell’Università di Singapore hanno provato a rispondere a questa domanda con un esperimento pubblicato da Science Robotics. Protagonisti, come si vede in questo video, due bracci meccanici e una telecamera in 3D. La durata effettiva del montaggio, dopo vari tentativi falliti, è stata di 8 minuti e 55 secondi. Un risultato migliore dei 15 minuti impiegati dall’uomo. Un semplice esperimento, certo, ma che riporta al centro dell’attenzione un interrogativo che circola da anni: i robot ci ruberanno il lavoro? C’è chi questa domanda l’ha trasformata in un sito internet. Basta inserire un mestiere, ad esempio il postino, per sapere quali probabilità ci siano che in un futuro non troppo lontano sparisca. Per calcolare la risposta il sito estrapola i dati contenuti in uno studio sul futuro del mondo del lavoro condotto da due ricercatori di Oxford negli Stati Uniti. E in Italia? Secondo una recente ricerca del think tank Bruegel in un’economia come la nostra l’introduzione di un robot ogni mille lavoratori comporta una perdita complessiva di 75.000 posti. Ma niente allarmi, almeno per il momento. Macchine e algoritmi possono cambiare un mestiere o rimpiazzarlo, ma, come notano gli esperti del settore, dietro a una macchina ci vuole sempre una persona che la programmi. Da qui nascono nuovi lavori. In un futuro incerto c’è un punto su cui tutti sembrano concordare. L’istruzione e lavori come quello dell’insegnante non sono soltanto destinati a resistere, anzi, è anche tra i banchi che si scrive il futuro del mondo del lavoro.