Se nell’industria degli occhiali il leader delle montature si unisce al leader delle lenti tutti a dire “fusione perfetta”, ma se nell’Europa dei crescenti protezionismi una società italiana si unisce a una francese tutti a chiedersi: il nuovo gruppo quale bandiera batterà? Sarà italiana o francese? La nascita del gigante degli occhiali, con l’annunciato accordo tra Luxottica ed Essilor sembra andare oltre questi schemi e per come è strutturata disegna un gruppo europeo. Le due realtà operative, infatti, resteranno dove sono: le fabbriche dell’una in Francia e dell’altra in Italia. La holding, ossia la società di controllo, vedrà Leonardo Del Vecchio di gran lunga primo azionista e il CdA sarà diviso perfettamente a metà tra consiglieri italiani e francesi. La sede, però, sarà Oltralpe e sarà quotata forse solo alla Borsa di Parigi, non anche a Piazza Affari; un compromesso che nelle parole dello stesso fondatore di Luxottica serve proprio per garantire una fusione alla pari. “Era l’unico modo per mantenere forte la mia azienda” ha detto Del Vecchio al Corriere della Sera, “creando un gruppo europeo che faccia tutta la filiera, dalla materia prima agli occhiali finiti. Era il sogno di una vita”. Secondo molti osservatori con questa mossa l’ultraottantenne Del Vecchio, che sarà Presidente esecutivo del nuovo gruppo per i prossimi tre anni, prova anche a prevenire eventuali contrasti familiari tra i suoi sei figli, mettendo le quote in un gruppo molto più grande e solido. In attesa della propria successione, il patron prova a disinnescare da subito i timori di ricadute occupazionali. I centri di produzione resteranno dove sono, assicura, e secondo gli esperti il settore occhiali può contare su una particolarità del prodotto che richiede un’esperienza nelle maestranze difficili da rimpiazzare. Insomma, una eccellenza del made in Italy, sintetizzano gli economisti, stia sotto un tetto italiano, francese o europeo.