Poiché l'intenzione è quella di evitare l'aumento dell'IVA che scatterebbe a gennaio, e alcune spese non sono rinviabili, perché servono per mandare avanti la macchina statale, per la prossima manovra servono almeno 27 miliardi. Siccome poi il programma del Conte bis annovera una serie di interventi che comportano nuove spese o riducono gli incassi statali, tra i quali il taglio del cuneo fiscale, cioè l'insieme di imposte e contributi che pesano sul costo del lavoro, e le agevolazioni a famiglie e imprese, si sale a 32-35 miliardi. Questa, la possibile entità della legge di bilancio per il 2020, una finanziaria espansiva che impone al neo Ministro dell'economia, Roberto Gualtieri, un’accurata caccia alle risorse e la ricerca di una sponda a Bruxelles. La partita con l'Europa potrebbe valere 10-12 miliardi di deficit in più. Soldi, in pratica, da chiedere in prestito ai mercati. La possibilità è che l'Unione sia più morbida rispetto al passato appare plausibile, visto il cattivo andamento dell'economia, che suggerisce di allentare i vincoli di bilancio. Ciò non vuol dire che tutto quanto chiesto ci sarà concesso, perché Roma, comunque, ha già promesso di continuare nel percorso di aggiustamento dei conti. In via XX Settembre si può fare affidamento sulla dote lasciata dall'ormai ex titolare del tesoro, Giovanni Tria, che con la correzione per evitare la procedura per debito eccessivo garantisce 7-8 miliardi per il 2020, compreso il minor esborso preventivato per reddito di cittadinanza e quota 100. Altri 2-3 miliardi arriverebbero dall'abbassamento dello spread, cioè risparmi sugli interessi dei titoli di stato, qualora i rendimenti si mantenessero ai livelli attuali. Per realizzare la manovra tutto questo però potrebbe non bastare. Ed ecco allora comparire nell’agenda alcuni leit motiv finora mai, o solo timidamente, realizzati. La spending review, cioè la sforbiciata agli sprechi è il riordino dei bonus fiscali, ovvero il taglio agli sconti sulle tasse. Un intervento, tante volte promesso ma mai fatto e che rischia di essere impopolare.