E' l'incognita più grande che pesa sulla manovra, riguarda la sanatoria per le partite IVA alla quale è ancorata la promessa di un taglio delle tasse al ceto medio. Parliamo del concordato che pur non essendo nella legge di bilancio è ad essa collegato. E' il patto con lo Stato che evita a commercianti e professionisti e altri autonomi, controlli fiscali in cambio di un pagamento forfettario. A questa misura si affianca inoltre una sanatoria per chi non ha versato tutte le tasse tra il 2018 e il 2022. Il 31 ottobre s'è chiusa la possibilità di firmare questo accordo e i primi numeri parlano di un incasso di 1,3 miliardi. Conteggi ulteriori potrebbero alzare l'asticella ma siamo lontani dai due, due miliardi e mezzo necessari per alleggerire il peso della imposta sui redditi a chi guadagna fino a 50000 euro lordi l'anno come vorrebbe il Governo. Per questo è probabile che ci sarà più tempo forse fino al 10 dicembre per accordarsi col fisco, una riapertura dei termini che potrebbe fare affluire più denari per abbassare l'IRPEF. Intanto continua il pressing per le modifiche alla manovra ora all'esame del Parlamento dove la Lega ha in mente di impedire che il canone RAI torni a 90,00 euro l'anno. CGIL e Uil intanto sono pronte allo sciopero per una finanziaria giudicata insufficiente anche nel taglio al cuneo fiscale che secondo l'Istat dall'anno prossimo riguarderebbe 2,4 milioni di Italiani in più ma che, con le novità introdotte farebbe perdere i benefici a 500 mila lavoratori che arrotondano lo stipendio con altre entrate. Preoccupata la Confindustria che spinge per maggiori investimenti in modo da stimolare la crescita, crescita che secondo la Banca d'Italia potrebbe fermarsi al di sotto dell'obiettivo fissato da Palazzo Chigi che punta a un PIL al 1% quest'anno e al 1,2 nel prossimo.