Dazi, meccanica e farmaceutica: chi rischia di più

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5 giorni fa

Siamo tra i paesi europei più esposti ai dazi voluti da Donald Trump, perché l'Italia è un grande esportatore e gli Stati Uniti sono il nostro principale partner al di fuori del Vecchio Continente. L'anno scorso abbiamo venduto al di là dell'Atlantico merci per quasi 65 miliardi di euro, con la conseguenza che oltre il 10% del nostro export finisce in America. Ma chi potrebbe rimetterci di più dalle nuove tariffe alla dogana? L'industria in senso stretto è tra i principali indiziati, con in cima i macchinari (dalle turbine a viti e bulloni) che valgono quasi un quinto dei commerci a stelle e strisce, tanto che l'anno scorso gli Stati Uniti in questo settore sono diventati il nostro principale acquirente superando la Germania. Rilevante anche il peso della farmaceutica, seguita dai mezzi di trasporto, non solo auto ma anche barche e navi. In questa classifica al quarto posto figura l'ampio capitolo dell'agroalimentare che contempla prodotti iconici del made in Italy e che vale quasi il 12%. Rilevanti anche i commerci che riguardano la moda, non solo quella di lusso, ma anche il tessile e la pelletteria in generale. Insomma, la manifattura, con le tante fabbriche sparse per la penisola, è il comparto che fa più affari con l'altra sponda dell'oceano. E sono oltre 20.000, secondo l'Istat, le aziende, per lo più piccole e medie, che rischiano maggiormente con la nuova ondata di dazi: danno lavoro a 415.000 persone, generano più del 16% delle nostre esportazioni e producono apparecchiature, medicinali, auto, gioielli, mobili e prodotti per la tavola come vino e olio. .