Prestiti o sussidi, è stato uno dei nodi più difficili da sciogliere al Consiglio europeo, alla fine l'equilibrio è stato trovato con un mix di entrambi. Gli aiuti del Recovery Fund saranno versati agli Stati in parte sotto forma di prestiti, e quindi da restituire, e in parte sotto forma di sussidi, quindi i Paesi che li riceveranno non li dovranno ripagare. Ufficialmente, su 750 miliardi, i sussidi saranno 390 miliardi, ma la parte a fondo perduto potrebbe essere più bassa di quanto appare. I soldi del Piano saranno raccolti, cioè chiesti in prestito da Bruxelles, sui mercati con l'emissione di bond europei pluriennali garantiti da tutti i Paesi dell'Unione e poi girati agli Stati, ma il denaro andrà comunque restituito da Bruxelles, quello versato come prestiti sarà ripagato dagli Stati che li hanno ricevuti, con interessi comunque molto bassi, per restituire la parte versata sotto forma di sussidi una possibilità è che la Commissione usi risorse proprie, raccolte con nuove tasse comunitaria. Secondo Bruxelles, nuove imposte sulle imprese più inquinanti e sulle multinazionali del web potrebbero portare nelle sue casse circa 35 miliardi all'anno, ma non è chiaro come questo possa impattare su consumatori e imprese; la seconda possibilità è che la restituzione sia a carico del bilancio europeo, quest'ultimo è composto da fondi versati da tutti gli Stati, quindi anche la parte del Recovery Fund ricevuta come sussidio non sarà esattamente gratis, la vera somma a fondo perduto sarà la differenza tra i soldi ricevuti come aiuto e soldi versati dall'Italia al budget europeo; ma c'è una terza possibilità, per quanto più remota, quella cioè che la scadenza dei bond emessi per costituire Recovery Fund sia spostata in maniera indefinita, è quello che accadrebbe se la Commissione, per rimborsare i 750 miliardi alla scadenza, ne chiedesse altrettanti con un nuovo prestito, una specie di debito europeo perpetuo, oggi, assai poco popolare nelle cancellerie del nord. Tutti questi discorsi, in ogni caso, sono rimandati a dopo il 2028, quando comincerà a porsi il tema dei rimborsi.