“Dobbiamo ora passare alla fase più concreta di formulazione del piano, consapevoli che si tratta di un'occasione unica, irripetibile”. Davanti ai parlamentari, il ministro del tesoro Roberto Gualtieri lo ripete più volte: i fondi europei contro la crisi causata dalla pandemia sono un punto di svolta per l'economia italiana, che ha bisogno anche delle riforme, dalla giustizia al mercato del lavoro. I 209 miliardi del recovery fund però non arriveranno subito. I primi 20 miliardi sono attesi in primavera, dopo che Bruxelles avrà approvato il nostro piano di rilancio incentrato su macro-aree di intervento, dall'innovazione digitale al miglioramento dell'ambiente, dai trasporti all'istruzione, passando per il lavoro e la salute. Non ci saranno centinaia di micro-progetti, precisa Gualtieri riferendosi alla lista con oltre 500 schede diffusa nelle scorse ore, che richiederebbe il triplo delle risorse a disposizione e che il capo di via 20 settembre definisce datata e totalmente preliminare. Molte proposte, come quella sull'ammodernamento degli impianti per produrre olio d'oliva o il potenziamento delle infrastrutture spaziali, hanno destato perplessità sulla strategia che ha in mente il Governo, altre sembrano avere le spalle più larghe. E' il caso della proroga del superbonus ristrutturazione, della banda ultralarga, del completamento dell'Alta velocità ferroviaria fra Torino e Lione, degli sconti sulle imposte per le imprese che investono in tecnologia del risanamento industriale dell'ex Ilva di Taranto. Si punta anche a incentivare i pagamenti elettronici e a ridurre il carico fiscale sui lavoratori. In ogni caso bisognerà tenere sotto controllo i conti pubblici perché buona parte delle risorse del recovery fund saranno prestiti, per quanto a tassi agevolati, e se non compensati con tagli ad altre spese farebbero lievitare il debito pubblico. Debito che a luglio ha toccato un nuovo record, anche per effetto delle misure anticrisi, e che Gualtieri ha intenzione di ridurre in rapporto al Pil già dal 2021, con l'obiettivo di tornare ai livelli precedenti alla pandemia negli anni successivi.