Recovery Plan, i moniti di Bruxelles all'Italia

22 gen 2021
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In settimana, riferiscono fonti europee, è arrivata a Bruxelles anche la bozza del recovery plan italiano, il documento in cui ogni Paese prende impegni precisi su riforme e progetti per ottenere gli aiuti di Next Generation EU. Si tratta di una bozza, così come bozze sono quelle presentate da altri 11 Paesi, perché il piano definitivo non può arrivare prima dell'entrata in vigore del regolamento del recovery Fund, prevista per metà febbraio. Ed entro metà febbraio è anche l'obiettivo, crisi di governo permettendo, che si è posto il premier per inviare in Europa il piano italiano completo. Perché anche se il governo ha presentato a Bruxelles una bozza, il cammino del nostro recovery plan non è terminato. In questo momento lo stanno esaminando camera e senato, mentre il governo si confronta con le parti sociali. Poi l'esecutivo stilerà una nuova versione che dovrà essere votata dal parlamento, che dovrà contenere indicazioni finora assenti sulla cosiddetta governance, cioè sulla struttura che vigilerà sulla gestione dei soldi e sull'attuazione dei progetti. "C'è da augurarsi", ha detto il vicepresidente della commissione europea Dombrovskis, "che l'instabilità politica non metta a repentaglio il lavoro sul piano italiano". E un monito è arrivato anche dal Commissario europeo Gentiloni: "l'Italia", ha detto, "deve rafforzare la proposta presentata finora, deve dare un messaggio chiaro sulle riforme legate alle raccomandazioni europee che riguardano la lotta all'evasione, al lavoro nero, la durata dei processi, la riforma del catasto, solo per citarne alcune. Ma soprattutto deve comunicare dettagli su tempi e obiettivi dei progetti". Il rispetto delle indicazioni di Bruxelles è indispensabile per l'approvazione del Recovery Plan, che deve passare al vaglio prima della Commissione europea e poi dell'Ecofin e per ottenere i soldi, nel nostro caso sono in ballo più di 200 miliardi di euro. Siamo il Paese che riceverà più soldi e che varerà il piano più corposo. Un lavoro complesso, soprattutto considerando le difficoltà storiche del nostro Paese a spendere i fondi europei.

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