Reddito cittadinanza e Quota 100, mine per il futuro governo

05 feb 2021
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Reddito di cittadinanza e quota 100, le due bandiere del primo Governo Conte, due delle misure simbolo di questa legislatura rischiano di diventare due mine per chi guiderà il nuovo esecutivo, Confindustria ha già chiesto al premier incaricato, Mario Draghi, di superare queste due misure, ma i 5 stelle difendono con forza il sussidio contro la povertà, così come la Lega fa per l'anticipo pensionistico a cui può accedere chi ha almeno 62 anni di età e 38 di contributi. Che il reddito di cittadinanza, annunciato trionfalmente da Luigi Di Maio due anni mezzo fa dal balcone di Palazzo Chigi abbia però bisogno di un tagliando, pare inevitabile, poche le persone che hanno trovato un lavoro. L'aiuto costa allo Stato 8 miliardi l'anno, in media da oltre 500 euro a famiglia, nel 2020 sono state un milione e mezzo per 3,1 milioni di italiani. Ma l'efficienza dei navigator e il sistema di collocamento non stanno funzionando come sperato, meno di 200000 persone a fine ottobre avevano un contratto, ancora meno quelli che hanno trovato un posto stabile. C'è da dire però che non tutti i beneficiari sono tenuti a cercare un'occupazione, molti sono esentati per motivi di salute o situazioni familiari disagiate. Si tratta comunque di una percentuale bassa e nel menù dei correttivi ci sono anche i maggiori controlli per evitare che il sussidio vada chi non ne ha diritto. Per quanto riguarda le pensioni, quota 100 era destinata fin dall'inizio a terminare quest'anno, ma resta aperta la discussione su un eventuale proroga o su altre forme di anticipo per evitare che dal 2022 per lasciare il posto servano 67 anni di età, come dettato dalla legge Fornero, per quota 100, che comporta penalizzazioni sull'assegno, finora le domande sono state inferiori al previsto, anche se ha assorbito meno risorse di quelle messe a bilancio resta alto il costo nel corso del tempo, quest'anno servirebbero 7 miliardi, ma questa spesa è destinata ad accumularsi raggiungendo, si stima, 40 miliardi nel 2030, in pratica altro debito pubblico, col rischio, come più volte sottolineato dall'Europa che non sia sostenibile, la pandemia ha aggravato il quadro e chi guiderà il governo dovrà tenerne conto quando metterà mano alla previdenza, così come per gli aiuti a chi è in difficoltà.

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