Rifiuti tecnologici, la normativa Ue su diritto riparazione

12 mar 2021
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Si rompe, si butta, e si ricompra, dalla lavatrice al frigorifero è capitato un po' a tutti, all'improvviso, a volte senza una vera ragione che l'elettrodomestico non funzioni più. Arriva il tecnico ma la risposta è quasi sempre la stessa, riparare costa di più di ricomprare perché pezzi di ricambio sono introvabili o a costi elevatissimi, e se pensiamo a questo procedimento, moltiplicato per tutti gli abitanti del pianeta, il risultato è l'accumulo di quantità enormi di rifiuti. Secondo il report Globally Waste Monitor 2020 delle nazioni unite il 2019 i consumatori europei hanno prodotto oltre 53 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici per interrompere questo circuito. La commissione europea ha introdotto con un regolamento il diritto alla riparazione. Dal 1° marzo le aziende che vendono elettrodomestici devono garantire la possibilità ai consumatori di ottenere la rimessa in funzione. Componenti essenziali come i motori elettrici, sistemi refrigeranti dovranno essere a disposizione dei riparatori per almeno 7, 10 anni dall'immissione sul mercato dell'ultima unità, di un determinato modello. Stesso obbligo temporale anche per l'aggiornamento dei software e per la reperibilità di manuali di istruzioni. In ottica di sostenibilità ambientale e una prospettiva di economia circolare verranno così ridotti i cosiddetti Raai, i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, con impatto anche sull'obsolescenza programmata che pianifica il limite del ciclo di vita dei prodotti. Infatti, Rai sono la categoria di rifiuti che aumenta più rapidamente in Europa e che si ricicla con una percentuale inferiore al 40 %. Il resto, finendo purtroppo nell'indifferenziato. Solo considerando il materiale raccolto e avviato al trattamento, nel nostro Paese si parla di oltre 20000 tonnellate nel 2020, la direttiva europea è di certo un primo passo, le nuove regole infatti si applicano soltanto a lavatrici, lavastoviglie, frigoriferi e televisori. Sono esclusi, al momento, smartphone, pc portatili, i dispositivi più soggetti al processo di invecchiamento delle funzionalità e cambiati più di frequente delle persone.

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