Dopo aver registrato un calo costante, negli ultimi anni in Giappone stanno aumentando in maniera molto preoccupante i suicidi. Nel solo mese di ottobre, annunciano i dati ufficiali, si sono registrati 2137 suicidi, più del totale dei morti di covid-19 dall'inizio della pandemia, che proprio ieri hanno superato quota 2000. Il fenomeno era iniziato già l'anno scorso con il suicidio di alcuni cantanti e protagonisti dello show business. Ma i dati forniti ieri dalla polizia sono agghiaccianti e denunciano una situazione di grande disagio sociale, come effetto collaterale per ora molto nascosto della pandemia. A suicidarsi sono soprattutto le donne, più 80% rispetto all'anno scorso, che oltre ad essere le prime a perdere il lavoro con le scuole chiuse e i mariti spesso ingombranti e poco propensi alla collaborazione domestica, costretti a lavorare da casa, vengono sottoposte a un enorme aggravio di fatiche e di stress al quale la società e le istituzioni non offrono alcun aiuto. In Giappone non esistono quasi consultori pubblici, in generale la depressione è considerata una malattia da nascondere più che da curare, frutto del proprio egoismo e dell'incapacità di assumersi le proprie responsabilità. Di qui il progressivo isolamento, la disperazione, che poi porta al suicidio, talvolta, coinvolgendo anche i figli minori che vengono uccisi prima o costretti ad unirsi nel suicidio. Impressionante anche il tasso di suicidi tra i giovani: nella fascia d'età tra i 6 e 20 anni, il suicidio è la prima causa di morte.