C'è chi scommette su deroghe e proroghe e chi invece si è già attrezzato per dribblare il divieto di rinnovo dei contratti a medici e infermieri gettonisti, cioè a partita IVA e pagati a cottimo. Stop che nei prossimi mesi potrebbe creare un buco di personale in ospedali e ambulatori già carenti di organici e con lunghe liste d'attesa. Così, per esempio, un'azienda sanitaria locale della Liguria ha preso sette fra dottori, tecnici, radiologi e operatori sanitari come collaboratori, cioè Co.Co.Co per una spesa di circa il 15 percento in più rispetto a un'assunzione canonica con concorso, ma inferiore a quella per un gettonista. Questo perché il Ministero della Salute ha vietato dal 31/07 il reclutamento tramite cooperative specializzate che in cambio di una commissione, piazzano medici e infermieri nelle corsie. Un fenomeno esploso durante il Covid ma che, nonostante qualche stretta, si è protratto fino a oggi, anche se l'emergenza sanitaria è da tempo finita. Non si sa esattamente quanti siano, si stimano 10mila fra medici e infermieri, mentre sono più precisi i numeri sui costi per le casse pubbliche, 2140 milioni tra il 2019 e il 2024. Una spesa superiore a quella che si sarebbe affrontata assumendo medici e infermieri con le regole ordinarie, hanno sottolineato l'autorità anticorruzione e la Corte dei Conti, il tutto in un contesto di poca trasparenza. Le regioni che hanno i cordoni della borsa sanitaria, ma sono alle prese con ristrettezze di bilancio, spesso sono ricorse ad affidamenti diretti, senza bandi pubblici, inserendo il costo per questo personale come beni e servizi, aggirando così molti controlli. Si parla di paghe, da gettonista più alte del triplo del normale, per cui si possono raggiungere anche 10mila Euro al mese. Al lordo, però, perché contributi e assicurazione sono a carico del singolo professionista che ovviamente guadagna quanto più indossa il camice. Da qui situazioni non rare, piuttosto estreme, con turni notturni che si prolungano all'indomani fino a 36 ore continuative, che possono mettere in dubbio la lucidità e la prontezza di chi è chiamato a curarci. .























