Sembra un vero e proprio fuggi-fuggi quello dalla borsa italiana. Piazza Affari nei primi 7 mesi del 2022, ha perso quasi 50 miliardi di euro, sommando il valore delle aziende che hanno deciso di uscire dalla borsa. L'annuncio di Diego Della Valle per il riacquisto delle azioni di Tod's e l'addio alla borsa, è solo l'ultimo di una lunga serie. Tra i nomi più importanti ci sono: Atlantia, il gigante delle infrastrutture della famiglia Benetton ed Exor la holding della famiglia Agnelli, che si trasferirà nella borsa di Amsterdam e poi Autogrill, Cerved, Cattolica Assicurazioni e la stessa AS Roma. In totale, secondo gli ultimi valori di mercato, si arriva a 47 miliardi di euro di azioni cancellate, non compensati dalle nuove matricole che hanno fatto ingresso in borsa, numerose, ma tendenzialmente di piccole dimensioni. Dall'inizio dell'anno abbiamo già ampiamente superato le uscite dalla borsa del 2021, che erano valse poco meno di 10 miliardi di euro. Così, a Piazza Affari, l'azionista Stato, diventa sempre più centrale, in un modo o nell'altro, il Ministero dell'Economia, ha un piede in 8 società, tra le 20 più ricche del listino Ftse-Mib. Certo, non tutte le uscite dalla borsa sono uguali, c'è chi se ne va per quotarsi altrove, chi lo fa in seguito a una fusione e chi invece non la trova più interessante. Quotarsi permette infatti di finanziare la società, ma obbliga condividere al pubblico informazioni sensibili ed espone ha scalate ostili e in un ecosistema imprenditoriale caratterizzato da azienda a controllo famigliare e finanziato dalle banche, quotarsi in borsa non è mai stato particolarmente di moda in Italia. Non è un caso, dunque, che Piazza Affari valga meno della metà del PIL, meno che in Germania e in Francia e la metà di quanto accade nel Regno Unito, per non parlare di Paesi Bassi e Stati Uniti. E il fuggi-fuggi, è destinato a peggiorare questi numeri.