Tutti i paradossi della web tax

04 gen 2018
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Quanto pagheranno Google e Facebook con la web tax all’italiana introdotta con la manovra e che entrerà in vigore solo nel 2019? Per saperlo bisognerà chiederlo ai due colossi americani, perché saranno loro a dire al fisco, cioè ad autocertificare, quanta pubblicità, per esempio, hanno venduto nel nostro Paese. La legge prevede che dovranno versare il tributo solo le imprese che superano le 3.000 transazioni l’anno, senza fissare alcun valore. Se non ci saranno dei controlli efficaci e se le norme attese nei prossimi mesi non preciseranno meglio i dettagli, i colossi digitali, che macinano miliardi di ricavi in tutto il mondo, potrebbero quindi concentrare molte operazioni su un numero limitato di fatture o, come ha osservato l’Ufficio parlamentare di bilancio, frammentare quei ricavi su un gran numero di società con sede oltreconfine, magari sempre in Irlanda, dove non si paga quasi nulla di tasse. Di meccanismi elusivi delle imposte, d’altra parte, i giganti hi-tech sono maestri e la web tax non mette un argine a queste pratiche. Il balzello del 3 per cento, che nelle intenzioni dovrebbe portare 190 milioni di euro l’anno all’Erario, di paradossi ne contiene diversi. Ricordiamo innanzitutto che la tassa non colpisce le vendite elettroniche tra imprese e consumatori, di conseguenza è escluso tutto ciò che è commercio elettronico. In questo modo resta, per esempio, escluso dalla web tax Amazon quando vende un libro on-line, ma non quando vende pubblicità. Un altro aspetto controverso è quello che l’imposta vale sia per le imprese estere sia per quelle italiane. Per queste ultime si sommerà ad altri tipi di tasse, aumentando il prelievo fiscale totale – ha sottolineato sempre l’Ufficio parlamentare di bilancio – rispetto ai livelli attuali. Per contro, le multinazionali potranno mettersi la coscienza a posto versando il micro-obolo del 3 per cento e poi continuare a pagare pochissime tasse nei paradisi fiscali dove dirottano i profitti. Insomma, con la web tax l’Italia prende di mira i giganti digitali, ma la reale efficacia di questa operazione rischia di tradire le aspettative.

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