È stato un incontro franco e diretto, dice Ursula von der Leyen al termine del vertice con il Presidente cinese Xi e il Premier Li, che tradotto dal linguaggio diplomatico significa che stavolta Bruxelles non le ha mandate a dire. Da tempo le relazioni tra Europa e Cina sono cambiate. Scottata dalle promesse non mantenute in fatto di commercio, dalla scarsa trasparenza sulla pandemia e dai tentativi di disinformazione, l'Unione europea ha ora perso l'ingenuità di un tempo nel trattare con Pechino. Più attenzione, dunque, nei confronti della superpotenza asiatica, ma neppure quella guerra fredda messa in atto da Trump, perché dalla Cina, comunque, l'Europa non può prescindere. È un partner nei negoziati, un concorrente economico e un rivale sistemico con valori diversi dai nostri, ma continuiamo a dialogare, dice la numero uno della Commissione, nonostante il presidente cinese Xi abbia provato a tendere la mano. Siamo un'opportunità e non una minaccia - ha dichiarato - dobbiamo rispettarci e risolvere le divergenze. Il problema è che, rispetto agli impegni presi da Pechino un anno fa, si sono visti pochi progressi. Tanti, dunque, i temi di nuovo sul tavolo, dalla parità di condizioni in campo economico all'accesso al mercato cinese per le aziende europee, dalla lotta al cambiamento climatico al 5G, dalla sicurezza informatica alle fake news. Su alcuni punti c'è stata intesa, ma su altri no, ammette alla fine il Presidente del Consiglio europeo Michel, ma l'Europa ha espresso anche tutte le sue preoccupazioni sul tema diritti umani, dalla tutela delle minoranze alla spinosa questione Hong Kong, con un messaggio molto chiaro: le libertà fondamentali per noi non sono negoziabili.