Virus, garanzia statale su prestiti imprese: come funziona

07 apr 2020
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Con nuovi aiuti alle imprese, il signor Rossi, titolare di una piccola azienda artigiana, potrà andare in banca e chiedere un prestito di 25 mila euro senza che gli vengano chieste garanzie, perché a quelle ci penserà totalmente lo Stato, cioè se dopo 6 anni non riuscirà a restituire quanto dovuto, sarà l'erario a saldare il conto. Inoltre, non dovrà pagare commissioni e gli interessi saranno quasi nulli, non potrà ottenere, però, più del 25 per cento del fatturato registrato l'anno scorso e dovrà certificare di aver subito un danno all'emergenza Coronavirus. Quello che abbiamo fatto è uno dei tanti possibili esempi di come dovrebbe funzionare l'iniezione di liquidità, pensata dall'esecutivo per le aziende, dalle grandi alle piccole, fino a singoli professionisti. Con questa operazione si stima che saranno mobilitati 400 miliardi di euro di finanziamenti che si aggiungono ai 350 mossi con il decreto di metà marzo, grazie al cosiddetto effetto leva. In pratica, lo Stato, stanzierà circa 30 miliardi per stimolare l'erogazione di crediti, confidando sul fatto che la maggior parte dei beneficiari, poi, effettivamente pagherà. Con questo meccanismo, in sostanza, il Governo accende una sorta di assicurazione a favore di chi, per mandare avanti la bottega o la fabbrica, chiederà di farsi prestare i quattrini che, con la crisi in corso, potrebbe avere difficoltà a ottenere. Questa polizza, che riguarderà anche il mercato dell'export, funzionerà in maniera differente, a seconda delle dimensioni dell'impresa e dell'ammontare del finanziamento. La coperta sarà più lunga per le piccole imprese, per prestiti fino a 25 mila euro per diventare più corta, quindi garanzia al di sotto del 100 per cento se si chiedono importi superiori e se l'azienda è molto grande. Ci saranno situazioni in cui il prestito, potrà essere in parte garantito anche dai privati, tramite Confidi per esempio, o ricadere, sempre in parte, sulle spalle dell'impresa stessa. Per impedire, poi, che società italiane, rilevanti per la nostra economia, diventino preda di acquisizioni straniere, Palazzo Chigi ha esteso il Golden Power, cioè, si potranno vietare anche acquisizioni di poco superiore al 10 per cento di aziende in settori, da quello bancario a quello sanitario, finora non considerati strategici.

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