Dopo tre decreti dettati dall'emergenza il Governo prepara la transizione dai bonus temporanei a riforme più strutturali, che sono anche quelle che servono per avere gli aiuti europei. Il Recovery Fund infatti garantisce all'Italia 209 miliardi tra prestiti e sovvenzioni, con soldi che saranno versati tra il 2021 e il 2023 dietro però l'impegno ad attuare delle riforme. Palazzo Chigi ha raccolto oltre 500 proposte per rilanciare l'economia. Tra le ultime idee quella di utilizzare i fondi europei per prolungare l'eco bonus al 110%, misura pensata per ridare fiato al settore edilizio, ma che va anche in direzione di un maggiore risparmio energetico. Ne ha parlato il Viceministro all'Economia, Misiani, in un'intervista al Messaggero. Attualmente il bonus, che può essere usato per ristrutturazioni di condomini, prime o seconde case, che migliorino di due classi la prestazione energetica degli edifici, arriva fino alla fine del 2021. Misiani propone di prolungarlo fino al 2023, coprendo dunque tutta la durata del Recovery Fund, sempre che sia possibile, aggiunge il Viceministro, contabilizzare questa spesa tra quelle consentite dall'Europa. Tra le riforme alle quali pensa il Governo in vista della prossima manovra c'è anche quella fiscale. L'intenzione è quella di abbassare le tasse. Già, ma dove trovare i soldi? Quelli dell'Europa non si possono certo usare per tagliare l'IRPEF; ecco allora che si torna a parlare, ad esempio, di riordinare e sforbiciare tutte le forme di sgravio fiscale che costano allo Stato circa 60 miliardi all'anno. È quello che si pensa di fare ad esempio con l'assegno unico per i figli, che prevede una somma per tutte le famiglie dal settimo mese di gravidanza al ventunesimo anno di età, e potrebbe arrivare con la legge di bilancio. L'assegno assorbirebbe tutte le agevolazioni oggi esistenti per i genitori, che ammontano a circa 15 miliardi, ma ne servirebbero almeno 7 di più. La sfida di fare la manovra senza fare nuovo deficit si annuncia come un rebus molto complicato.