Da decenni, per far presto, per golosità, per spender poco e anche per moda, centinaia di milioni di consumatori si abbuffano di junk food, il cibo spazzatura tanto condannato da dietologi, medici, nutrizionisti e unioni consumatori di mezzo mondo. Non si tratta solo di una crociata contro le grandi catene di fast-food che hanno colonizzato ogni angolo del pianeta ma di un allarme sociale con evidenze scientifiche: il cibo spazzatura, secondo uno studio dell’Università di Bonn pubblicato sulla rivista Cell, è “contagioso” non solo socialmente ma anche per il nostro organismo, che lo identifica come un attacco batterico. E reagendo con un campanello d’allarme: l’infiammazione. Questa allerta fisiologica rispetto al cibo spazzatura ricco di grassi e zuccheri, sembra essere imputabile ad un “sensore fast food” contenuto nelle cellule immunitarie: l’inflammasoma NLRP3, che “bolla” come pericoloso il menu dei fast food. La soluzione è naturalmente una conversione a cibi sani e bilanciati, tenendo comunque conto che dopo anni di junk food l’organismo resta allertato per molto tempo, pronto per difendersi da “attacchi spazzatura”. Inoltre, al grido d’allarme di Bonn fa eco quello dell’Università di Zurigo: troppi grassi possono danneggiare i cervelli dei soggetti più giovani. Grassi e zuccheri della dieta junk food consumano infatti la relina, proteina regola-sinapsi, riducendo memoria e flessibilità comportamentale. E mentre McDonald’s testa gli hamburger vegani in Finlandia, in un EX BURGER KING ha aperto i battenti il primo Plant Power Fast-Food. Che si definisce “the future of fast food”. Che sia l’inizio di una nuova generazione di fast food sani e “detox” dopo decenni di cibo spazzatura?.