Un incontro più lungo del previsto: a quattr'occhi, più 2. Nello studio ovale, Joe Biden riceve il segretario generale della NATO alla vigilia dei 100 giorni di guerra in Ucraina; davanti a Jens Stoltenberg e accanto al presidente siede anche Kamala Harris. Sul tavolo, ci sono due dossier: l'allargamento dell'Alleanza Atlantica e il vertice di fine giugno a Madrid. Sull'ingresso di Svezia e Finlandia, la Casa Bianca è fiduciosa. Al termine della riunione, Stoltenberg annuncia che, per superare le diffidenze di Ankara, a giorni, si terrà un incontro a tre tra i due aspiranti membri e la Turchia. Il summit NATO in Spagna, invece, dovrà ridisegnare la futura strategia di un'alleanza rianimata dalla guerra iniziata da Putin, per gestire la competizione con le potenze autoritarie di Russia e Cina. Consapevoli che ogni guerra, prima o poi, finisce in diplomazia, Biden e Stoltenberg sembrano guardare già oltre. Anche se il conflitto nel cuore dell'Europa non si è ancora spento. Quindi, scandisce il segretario, è una responsabilità della coalizione difendere l'Ucraina, ma anche prevenire una escalation; mentre suggerisce che, la decisione di cedere territori per poter negoziare, spetti solo al Governo di Kiev. Mosca ha interesse a tenere alta l'attenzione retorica e definisce benzina sul fuoco l'invio di missili a medio raggio americani, anche se, a Washington, non temono rappresaglie. Il dipartimento di Stato, anzi, ha emanato nuove sanzioni economico-restrittive nei confronti di altre decine di soggetti: tra questi la propagandista del Ministero degli Esteri russo Zakharova e l'oligarca dell'acciaio Mordašov, ma anche una società di brokeraggio che procurava mega yacht a mezzo Cremlino e forse anche allo stesso Putin, il quale, secondo indiscrezioni dell'intelligence americana trapelate sulla stampa, sarebbe scampato ad un attentato lo scorso marzo. E ad aprile, si sarebbe sottoposto a delle cure contro un cancro. Tutte cose, notano gli analisti, che ne accrescono paranoia e imprevedibilità.