Brucia veloce come mai, le immagini sono impressionanti quanto le cifre che le commentano. La deforestazione dell'Amazzonia è cresciuta del 300% rispetto all'agosto dello scorso anno. Secondo l'INPE, Istituto Nazionale delle Ricerche Scientifiche, la più grande foresta tropicale del mondo ha perso 1.700 chilometri quadrati di vegetazione durante il mese di agosto. Potrebbero arrivare a 10 mila entro la fine dell'anno. Dall'inizio del 2019 l'aumento dei roghi ha raggiunto quasi il 100%. Agosto è un mese caldo, la siccità è un aggravante, ma le denunce dei brasiliani e delle popolazioni indigene sono ancora spaventate. Le azioni criminali finalizzate agli interessi economici sono cresciute a dismisura. Su 2 mila 539 cause legali, a partire dal 2017, nessuna condanna definitiva, secondo l'elaborazione di Amazonia Protege, un progetto della procura federale brasiliana. Le popolazioni indigene, private di terre e risorse, sono in crisi. Nell'immobilità la gente brasiliana contesta nelle strade, delusa dalla politica di Bolsonaro. Un allarme rilanciato dalle alte cariche dell'ONU, la deforestazione è una catastrofe umanitaria. Anche a Ginevra tra termometri impazziti e arsura agricola, i toni sono tragici.